SISTEMA CASARSA PER LA VITE
Si tratta di un sistema di allevamento cordone permanente e potatura medio-lungo derivato dal metodo Sylvoz. La variante ha avuto origine, per necessità, in tempo di guerra nel comune di Casarsa della Delizia (Pordenone). Si dice sia opera delle mogli di viticoltori mandati al fronte e rimaste sole a condurre vigneti, oppure secondo un’altra versione di un anziano viticoltore i cui figli erano partiti per la guerra.
Durante l’inverno, oltre che per il freddo, le donne non avevano tempo di praticare la potatura invernale; la spostarono così alla primavera quando, con giornate più lunghe, potevano trovare il momento, oltre che per tutti gli altri lavori, anche per dedicarsi alla vigna. Avendo ugualmente poco tempo disposizione, tralasciarono però di legare i capi a frutto. I risultati produttivi furono soddisfacenti ed allora questo sistema si divulgò diffondendosi più dell’originario Sylvoz.
La pianta presenta un tronco Alto da 1,5 a 1,8 m che prosegue orizzontalmente; da questo partono capi a frutto raccorciati a 50-70 cm, comprensibili sei-10 gemme E poi lasciati liberi. Sotto il peso della vegetazione e dei grappoli, i capi a frutto si arcuano verso il basso e dalla parte basale sorgono i tralci che verranno utilizzati per il rinnovo. Le distanze variano, secondo la fertilità del terreno, da 1,5 a 3 m sulla fila e da 2,8 a 3,5 m tra le file.
Sul sistema Casarsa è possibile praticare sia la potatura che la vendemmia meccanica.
Nel sistema Casarsa i pali per vigneto, preferibilmente in acciaio zincato, distano sulla fila da sei a 8 m con un’altezza da terra di circa 2,5 m. Oltre al filo di ferro che porta il cordone, sono necessari altri due figli superiori, perché siano di sostegno alla vegetazione di rinnovo; quest’ultima viene fissata al filo superiore durante il periodo vegetativo, a fine fioritura, mentre la zona produttiva è posizionata al di sotto del cordone permanente. I grappoli sono per la maggior parte ben esposti e ben visibili.